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Sezione: DIGITALIA 2005-2025: testimonianze, riflessioni e prospettive
Data di pubblicazione: 22-12-2025

Una rivista per il dialogo interdisciplinare

Autori

Nata alla fine del 2005 e pubblicata anche online in formato pdf su un sito dedicato, «DigItalia», a partire dal sottotitolo Rivista del digitale nei beni culturali, si collocava – nella visione del suo fondatore, Marco Paoli – al centro di un vasto territorio di discussione e di ricerca, ancora in parte inesplorato: da un lato la riflessione sull’uso delle tecnologie digitali per la conoscenza e la diffusione del patrimonio culturale, dall’altro l’adozione di un’ottica dichiaratamente transdisciplinare. Le due aspirazioni naturalmente convergevano, trattandosi del futuro dei beni culturali nel nostro Paese, in linea con quanto anche la Comunità europea auspicava in quegli anni, a cominciare dall’esigenza di coordinamento delle esperienze di digitalizzazione espressa nei Principi di Lund del 20011.

L’orizzonte del nuovo progetto editoriale dell’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane (ICCU) era molto esteso e insieme molto specialistico, tanto da suscitare all’inizio qualche dubbio sulla sua sostenibilità2 (smentito poi dai fatti), ma era soprattutto originale e all’avanguardia, in anni in cui il dialogo internazionale sul digitale per il patrimonio culturale era ancora all’inizio e il dibattito sull’integrazione dei saperi specialistici nei diversi settori dei beni culturali di là da venire: la politica culturale in Italia era in quegli anni (e lo sarebbe rimasta ancora molto a lungo) ancorata alla valorizzazione delle prerogative specifiche dei diversi domini (archivistico, storico artistico, archeologico, architettonico e librario) del settore, sia per quanto riguardava la prospettiva dei progetti nazionali, che per gli scambi e le relazioni in ambito europeo.

Anche se la base dei professionisti dei beni culturali, soprattutto bibliotecari e archivisti, aveva intuito già da tempo la vitalità e le opportunità offerte da forme di dialogo interdisciplinare, teorico e pratico, la fondazione ufficiale del coordinamento permanente MAB (Musei Archivi Biblioteche) voluto dall’Associazione Italiana Biblioteche (AIB), dall’Associazione Nazionale Archivistica Italiana (ANAI) e da ICOM Italia, vedrà la luce solo nel 2011, e nel corso degli anni stenterà non poco a individuare possibili modelli di mediazione fra competenze comuni e competenze specialistiche, in un contesto dominato da solide specificità professionali e acquisite tradizioni disciplinari, nonostante la buona volontà dei singoli, lasciando indietro una riflessione più ampia, e comune, sulla funzione sociale della gestione del patrimonio culturale, nell’interesse degli utenti e delle comunità di cui essi sono parte.

A dieci anni dalla sua prima apparizione, tuttavia, «Digitalia», che grazie al supporto dell’Università di Macerata utilizzava dal 2012 la piattaforma OJS (Open Journal Systems) dotata di maggiori funzionalità di ricerca e navigazione, aveva all’attivo una crescente reputazione nel campo dell’editoria periodica specializzata, non solo in Italia, conservando come obiettivo primario quello di dare voce al dibattito sul tema dell’applicazione delle tecnologie digitali ai diversi settori del patrimonio culturale presentando progetti – nazionali e internazionali – in corso di svolgimento o conclusi, interrogandosi sull’esperienza degli utenti, sugli standard e le metodologie, sui problemi di sostenibilità nel lungo termine e fornendo documentazione e linee guida prodotte in ambito internazionale. Fondamentale, da questo punto di vista, è stata l’intensa partecipazione dell’ICCU, capofila degli istituti di cultura italiani del Ministero nell’ambito delle politiche europee di digitalizzazione del patrimonio culturale, a numerosi progetti europei, in qualità di coordinatore o collaboratore di estesi network di ricerca transnazionali.

Accreditata negli elenchi ANVUR (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) come “rivista scientifica” per le discipline dell’Area 11 (Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche), «DigItalia» negli anni aveva pubblicato articoli sul digitale nei beni culturali per il settore storico, museale, archeologico, archivistico e – naturalmente – librario, offrendo una sede ideale di discussione a quanti, nel contesto internazionale e in Italia, all’interno del Ministero e al di fuori di esso, nella vasta platea degli istituti culturali e nelle università, portavano avanti progetti tecnologicamente avanzati di digitalizzazione del patrimonio e piattaforme innovative per l’accesso aperto a tutte le fasce di pubblico.

Grazie alla solidità dei servizi bibliografici nazionali gestiti dall’ICCU, e in particolare del catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN) – giunto al suo trentesimo anno di attività e in costante crescita –, del Censimento dei manoscritti antichi e moderni Manus Online (MOL), del Censimento nazionale delle edizioni italiane del XVI secolo (EDIT16) e della Biblioteca Digitale Italiana (BDI) del portale Internet Culturale, nel 2015 la comunità italiana delle biblioteche poteva vantare un’esperienza delle nuove tecnologie tale da consentire di pensare al futuro della lettura, della ricerca e della conoscenza del patrimonio culturale, allargando l’orizzonte alle contemporanee buone pratiche svolte in ambito internazionale.

A partire dal volume monografico del 2017 dedicato alla Conferenza nazionale per il trentennale di SBN3 e ad analoghe celebrazioni sui territori e presso la comunità delle biblioteche ecclesiastiche4, era naturale che «DigItalia» si prestasse a rappresentare anche la sede ideale per il dibattito in corso, in concomitanza con l’avvio di una riconsiderazione dei servizi bibliografici nazionali, che prendeva vita in quel periodo, grazie ai risultati presentati da tre gruppi di lavoro costituiti dall’ICCU e dedicati rispettivamente all’Evoluzione e sviluppo di SBN, alle Infrastrutture per il patrimonio bibliografico e digitale e alle Linee d’azione per la definizione delle politiche per l’accesso ai servizi5.

L’attenzione si rivolgeva dunque in questa prima fase al potenziamento del processo di integrazione tra dati bibliografici e contenuti digitali all’interno delle basi dati nazionali, nella convinzione che fosse necessario un superamento della frammentazione e della pluralità degli strumenti per l’accesso all’informazione e l’avvio di un processo di fruizione multimediale più estesa.

Nasceva da questa riflessione il nuovo progetto lanciato dall’ICCU nel 20196 che prevedeva la costruzione di un “Sistema di ricerca integrato” dotato di un punto di accesso unico, il portale Alphabetica7, che consentiva la consultazione contemporanea di record e risorse digitali provenienti dalla grande comunità di SBN, ma anche – grazie all’apertura e alla flessibilità del sistema – al di fuori di essa. In breve tempo sono stati integrati nel sistema la base dati 14-18: documenti e immagini della Grande Guerra, ricca di testimonianze a stampa e manoscritte, diari, fotografie, immagini di monumenti e sacrari, documenti sonori sulla prima guerra mondiale e il sito MOVIO (Mostre virtuali online) contenente mostre multimediali realizzate da archivi, scuole, istituzioni culturali e università, entrambe cross domain e gestite dall’ICCU. In convenzione con la Regione Emilia-Romagna sono state anche aggregate al portale le risorse grafiche, fotografiche e cartografiche dal XV al XXI secolo presenti nel catalogo collettivo IMAGO8.

Se è vero che le biblioteche sono storicamente multimediali, conservando una pluralità di oggetti, disegni, fotografie, strumenti scientifici, monete e altri materiali non riconducibili al manufatto libro, il nuovo progetto coinvolgeva, e coinvolge, anche numerosi istituti culturali, associazioni, centri di ricerca presenti in Italia che non si identificano univocamente in un museo, una biblioteca, un archivio, ma spesso sono produttori di contenuti in una prospettiva “naturalmente” cross domain: un ulteriore passo in avanti nella fruizione diretta di contenuti culturali indipendentemente dalla visione settoriale del sistema delle biblioteche.

È fuori di dubbio che le tecnologie più avanzate, unite a una visione davvero allargata del patrimonio come risorsa pubblica, hanno offerto uno strumento formidabile per l’ampliamento del dialogo interdisciplinare, perché l’ambiente digitale per sua natura abilita la lettura plurima del patrimonio da parte del pubblico, lasciando che le informazioni necessarie alla descrizione del dato rimangano peculiari alla classe di appartenenza del materiale (sia bibliografico che archivistico o museale).

Negli anni più recenti questa esperienza di Ecosistema digitale dei servizi bibliografici nazionali realizzato dall’ICCU ha costituito la base solida, lo spunto di partenza, per il nuovo progetto lanciato dal Ministero nel 2020, con la nascita dell’Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale (Digital library) e la pubblicazione del Piano nazionale di digitalizzazione (PND)9 in vista della costruzione di un Ecosistema digitale nazionale, cross domain, in grado di ospitare, valorizzare e gestire le risorse digitali di tutto il patrimonio culturale del nostro Paese in sicurezza.

Le tappe più importanti di questo percorso, tuttora in itinere, si possono seguire sulle pagine di «DigItalia», che ha dato puntualmente conto dello sviluppo ed evoluzione delle infrastrutture e dei servizi digitali per il patrimonio culturale, a disposizione delle istituzioni pubbliche e private per favorire l’interoperabilità tra i sistemi e far dialogare dati appartenenti a domini diversi della conoscenza, valorizzando il capitale semantico del patrimonio culturale che si fonda sull’intersezione dei saperi.

Grazie a un Comitato scientifico composto da esperti di alto livello, a una redazione colta, competente e appassionata e a ben oltre 500 autori, italiani e stranieri, appartenenti ai diversi ambiti disciplinari (archivi, biblioteche, musei) e al mondo dell’Università, la rivista che ha dato voce ai più importanti progetti europei e internazionali e alle nuove frontiere affrontate nel nostro Paese sul tema dell’accesso al patrimonio culturale digitale, portando un contributo decisivo all’affermazione del principio di titolarità espresso dalla Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società firmata a Faro nel 2005, per un approccio partecipativo e sostenibile alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio.

A coronamento del suo percorso attraverso l’evoluzione del digitale nella riflessione teorico-pratica, «DigItalia» ha affrontato l’esame dell’ANVUR e nel 2022 è stata riconosciuta come periodico di Classe A per le aree 11/A1, Storia medievale, 11/A2, Storia moderna, 11/A4, Scienze del libro e del documento e scienze storico religiose e 10/A1, Archeologia. È stata inclusa inoltre negli elenchi delle pubblicazioni di carattere scientifico per tutte le aree 10, Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche oltre che, come si è detto, per quelle dell’area 11.

L’ambìto riconoscimento accademico, unito all’adozione di una politica per l’accesso aperto, rappresenta l’approdo di un’idea di successo, sostenuta costantemente nel tempo con determinazione e chiarezza di vedute, e la garanzia di un futuro di crescita nella divulgazione di contenuti di alto valore culturale e nel coinvolgimento attivo dell’intera comunità professionale.

L’ultima consultazione dei siti web è avvenuta nel mese di dicembre 2025.

Note

  1. I Principi di Lund del 4 aprile 2001 si possono leggere in traduzione italiana sul sito dell’ICCU: <https://www.iccu.sbn.it/export/sites/iccu/documenti/lund_principles-it.pdf>. Sul recepimento del Piano di azione di Lund cfr. Rossella Caffo, La carta di Parma per la diffusione della cultura europea sul web, «Bollettino AIB», 43 (2003), n. 4, p. 489-496, <https://bollettino.aib.it/article/view/5116>.
  2. Philippe Marcerou, Digitalia: rivista del digitale nei beni culturali, n. 0, 2005, «Bulletin des Bibliothéques de France», 2006, n. 6, p. 106-107, <https://bbf.enssib.fr/consulter/bbf-2006-06-0106-005>.
  3. Conferenza Nazionale 1986-2016: 30 anni di biblioteche in rete: Roma, Biblioteca nazionale centrale, 1° aprile 2016: atti, «DigItalia. Rivista del digitale nei beni culturali», 12 (2017), n. 1/2, p. 14-69.
  4. Ivi, p. 72-215.
  5. Per la composizione interistituzionale dei Gruppi di lavoro, nominati nel novembre del 2015, cfr. sul sito dell’ICCU: <https://www.iccu.sbn.it/it/attivita-servizi/gruppi-di-lavoro-e-commissioni/pagina_0007.html>; <https://www.iccu.sbn.it/it/attivita-servizi/gruppi-di-lavoro-e-commissioni/pagina_0008.html>; <https://www.iccu.sbn.it/it/attivita-servizi/gruppi-di-lavoro-e-commissioni/pagina_0009.html>.
  6. Cfr. Il Portale delle biblioteche e degli istituti culturali italiani: presentazione del progetto, Roma, 11 aprile 2019, Sala Spadolini, MiBAC, «DigItalia. Rivista del digitale nei beni culturali», 14 (2019), n. 1, p. 7-28.
  7. Per gli atti della giornata di presentazione del progetto cfr. Alphabetica e il nuovo ecosistema dei servizi bibliografici nazionali: Ministero della cultura, via del Collegio romano 27, Sala Giovanni Spadolini, giovedì 16 dicembre 2021, «DigItalia. Rivista del digitale nei beni culturali», 17 (2022), n. 1, p. 7-110.
  8. Cfr.: <https://imago.regione.emilia-romagna.it/opac/.do>.
  9. Cfr. <https://digitallibrary.cultura.gov.it/il-piano/>.

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Autori/Autrici

Simonetta Buttò - Già direttrice dell’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane (ICCU)

Come citare

Buttò, S. (2025). Una rivista per il dialogo interdisciplinare. DigItalia, 20(2), 22–25. https://doi.org/10.36181/digitalia-00139
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Simonetta Buttò - Già direttrice dell’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane (ICCU)

Come citare

Buttò, S. (2025). Una rivista per il dialogo interdisciplinare. DigItalia, 20(2), 22–25. https://doi.org/10.36181/digitalia-00139
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