La raccolta dei siti web: un test per il dominio “punto it”
Parole chiave:
Deposito legale web, L. 106/2004, Diffusione in rete, Pubblicazione web, Raccomandazioni Unesco 2003, Legislazione web, Crawler, Bergamin, BNCF,Abstract
L’uscita della nuova legge sul deposito legale (106/2004) è stata subito seguita da una vivace discussione soprattutto per quanto riguarda la lettera r) dell’art. 4: l’estensione del deposito legale ai «documenti diffusi tramite rete informatica». Le differenti posizioni che si sono confrontate possono essere riassunte con tre aggettivi: impossibile, inutile, civile.Il primo aggettivo – impossibile – si riferisce alla posizione che sostiene l’impossibilità tecnica di effettuare un deposito di oggetti che per loro natura non sono legati a un determinato supporto, come ad esempio un sito web. Secondo questa posizione la consegna alla biblioteca depositaria su CD o su altro supporto di copie di siti web risulterebbe essere del tutto impraticabile: alti costi di gestione per avere risultati del tutto discutibili. Il secondo aggettivo – inutile – si riferisce invece ai contenuti del web. Secondo i sostenitori di questa posizione il web è il mondo dell’effimero e quindi assolutamente non paragonabile alle pubblicazioni tradizionali. Anche se tecnicamente esistono strumenti per il deposito legale del web, l’operazione avrebbe uno scarso risultato dal punto di vista culturale.
L’ultima posizione si riferisce invece al fatto che l’estensione del deposito legale al mondo del digitale è da considerarsi una grande conquista di civiltà: il prendere atto che oggi la conoscenza si trasmette anche attraverso i bit. In questo senso vanno le raccomandazioni dell’UNESCO del 2003 e il recente adeguamento della legislazione in molti paesi.
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Pubblicato
2012-04-05
Come citare
Bergamin, G. (2012). La raccolta dei siti web: un test per il dominio “punto it”. DigItalia, 1(2), 170–174. Recuperato da https://digitalia.cultura.gov.it/article/view/306
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